La chiesetta di S. Michele Arcangelo
La chiesetta sorge solitaria sul colle omonimo che, degradando verso oriente, segna su quel quadrante i confini del territorio parrocchiale, a qualche centinaio di metri dal caseggiato di Modotto.
Il primo documento che ne fa menzione risale al 1322, mentre quello del 6 ottobre 1365 ricorda che il nobile Blarisio di Brazzacco superiore, abitante a Collovaro, piccolo borgo allora esistente nei pressi della chiesetta, lascia ad essa un legato.
Non trova alcun riscontro l'ipotesi secondo cui il culto dell'Arcangelo sul nostro colle potrebbe risalire ai Longobardi, particolarmentte devoti dei santi "combattenti" come Michele e Martino.
Un sentiero facile aveva collegato la piazzuola di S. Eurosia con il poggio di S. Michele fino quando, nel primo dopoguerra, il suo tracciato fu incorporato n el parco Brazzà, ampliato e recintato per immettervi una famiglia di cervi.
Da allora sul lato destro della strada detta di San Michele, a oriente delle ultime abitazioni del borgo, nella boscaglia fu aperto un viottolo carrabile che, ripido e tortuoso, si arresta sullo spazio erboso che precede l'edificio, la cui umile struttura, priva di atrio, presbiterio e sacristia, copre un'area di 64 mq.
Esso ha la porta con architrave e piedritti monolitici in rozza pietra locale, ora intonacata, a cui fa da coronamento la lunetta cieca ed è affiancata da due finestre rettangolari.
Sul colmo della facciata una piccola croce equilatera in ferro a bracci uncinati è il resto del campaniletto a vela la cui esistenza è documentata fino all'inizio di questo secolo.
Verso il fondo delle fiancate due finestrini contrapposti danno luce all'altare e la parete sinistra è rinforzata da un contrafforte esterno.
La travatura è a vista e il pavimento in cotto è sopraelevato di un gradino nello spazio che precede e fiancheggia l'altare.
L'acquasantiera con piede e catino in marmo, fissata alla parete di ingresso, è opera moderna ivi collocata nel 1925.
Un modestissimo manufatto in cemento, con il piano della mensa sostenuto da quattro esili colonnine, forma l'altare come supporto della statua lignea policromata dell'Arcangelo titolare (h. m. 1.55) e del suo piedistallo, scolpita da Domenico Demetz (Ortisei) pagata con il denaro versato alla parrocchia per danni di guerra (L. 1460) e intronizzata con solenne processione nel 1925.
Questa immagine sostituisce la pregevole pala su tavola andata distrutta assieme all'altare ligneo cinquecentesco verso la fine della prima guerra mondiale. durante la quale gli eserciti invasori avevano adibito quel luogo sacro a lazzaretto.
Ma la chiesetta anche in precedenza aveva subito danni per effetto della esplosione avvenuta a Udine il 27 agosto 1917, nota come lo scoppio di S. Osvaldo.
Le persone anziane possono ricordare che, a partire dall'anno 1927, la parrocchia di Moruzzo si recava a San Michele in processione votiva il 9 settembre, in commutazione del voto che prima si assolveva andando processionalmente alla chiesetta di Entesano (Mels) e più anticamente fino al santuario di Comerzo e che nella seconda rogazione vi si cantava il CREDO.
Il terremoto del 1976 aveva fatto crollare il tetto dell'oratorio e lesionato le strutture, ma con lodevole e generoso intervento la Associazione Nazionale Alpini - gruppo di Moruzzo - ha lavorato addossandosene anche i costi economici per realizzare il suo risanamento e la integrità figurativa e funzionale nel rispetto delle caratteristiche storiche e ambientali del modesto edificio.
Testo tratto da "Moruzzo e la sua Pieve" di Primo Fabbro, Grafiche Editoriali Artistiche Pordenonesi, ottobre 1982